Francesco Snote
Tintinnabuli
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Ci siamo chiesti tutti per un po’,
Chissà come mai di nuovo Parigi?
Sicuramente perché sono gli anni’20 del nostro secolo e la storia si sa, insegna ma non ha scolari.
È arrivata inaspettata, è suonato il campanello tin tin.
Il campanello suona a scuola per l’appunto tin tin.
Il campanello ce l’hanno gli animali da pascolo, può essere utile, li riconosci uno ad uno e non puoi perderli.
Il campanello, gli ho confessato, è un treno in arrivo, bisogna comunque stare all’erta.
È un richiamo, lo sanno tutti.
C’è un'area in cui mi aggiro a volte quando cerco risposte - nella mia vita, nella mia musica, nel mio lavoro. Nelle mie ore buie, ho la certezza che tutto ciò che si trova al di fuori di questa cosa non abbia significato tin tin tin.
Porta fortuna o porta sfiga, non si sa mai da che parte stare: un po’ superstizione, un po’ paura, la stratificazione di certe consuetudini appesantisce.
Quell’insieme di esseri che si muovono tin tin all’unisono rimandano il cervello ad un’altra dimensione, a volte fa scappare, a volte restare, a volte ti fa sciogliere in un prisma di suoni eterei.
Per questo ci sono arcani che non verranno e non vanno mai svelati, e va bene cosi, non interessano più di tanto queste piccole cose, più che altro sarebbe utile capire come mettere insieme il resto, in modo che stia tutto, insieme, ma qualcosa, tin tin tin, sfugge sempre e ci si confonde.
Confondersi può portare fortuna?
*
We all wondered for a while,
Why Paris again?
Certainly because it’s the 20’s of our century and history, you know, teaches but has no pupils.
She arrived unexpectedly, and the bell rang tin tin.
The bell rang precisely at school tin tin.
The bell, animals in the pastures have one, it can be useful, so you recognize them one by one and you can’t lose them.
The bell, I confessed to him, is an incoming train, you always have to be on guard.
It’s a recall, we all know that.
There’s a place where I sometimes hang out when I am looking for answers - in my life, in my music, in my work. In my darkest hours, I am convinced that everything outside this place is meaningless tin tin tin.
Good luck or bad luck, you never know which side you’re on: could be superstition, could be fear, the layering of certain customs weighs.
This ensemble of beings moving tin tin in unison sends your brain to another dimension, sometimes it makes you flee, sometimes it makes you stay, sometimes it makes you melt into a prism of ethereal sounds.
That’s why there are arcane that won’t and shouldn’t be revealed, and it’s better that way. These little things are not interesting any more, it would be more useful to understand how to put the rest together, so that everything stays together, but something, tin tin tin, somehow always slips and we get lost in it.
Could getting lost bring luck?
Pier Francesco Petracchi